Un saluto ad Andrea Cavaletto e Attila Schwanz, rispettivamente scrittore e artista della nuova graphic novel Symposium Club pubblicata da Edizioni Inkiostro. Prima di addentrarci a parlare della vostra meravigliosa opera, vorremmo farvi alcune domande per conoscervi meglio.

Raccontateci un po’ chi siete, da dove partite e qual è stato il vostro percorso all’interno del mondo della nona arte.
Andrea – Andrea Cavaletto, classe 1976, lavoro nel campo del cinema indie e del fumetto da più di 20 anni. Ho all’attivo una ventina di sceneggiature per film horror distribuiti in DVD e BLU-RAY in tutto il mondo, con collaborazioni importanti come Epic Pictures, Troma e Raven Banner. Nel campo dei fumetti, scrivo storie per Dylan Dog e altri iconici personaggi della Sergio Bonelli Editore, ho realizzato svariate graphic novel per Edizioni Inkiostro. Per Feltrinelli Comics ho pubblicato il volume Nuvole Nere con Pasquale Ruju e Rossano Piccioni. Insegno scrittura creativa alla scuola Holden.
Attila – Sono nato a Torino il 30 novembre del 1985. Mi sono laureato in Arti Visive all’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano con una tesi sul Mostro. Essendo un grandissimo appassionato di animazione, contemporaneamente ho frequentato il corso di Digital Animation della Scuola di Cinema Televisione e Nuovi Media di Milano. Ho vinto svariati concorsi e premi internazionali d’arte contemporanea e partecipo a numerose mostre in diverse città europee. Nel 2018 ho fondato con altri artisti l’affiatato collettivo cosmopolita KNOT. La mia opera spazia dalla pittura all’installazione, alla grafica, all’illustrazione e al fumetto. Amo il potenziale e la flessibilità della penna a sfera, specialmente quando usata in contrapposizione alla materia degli elementi e del pigmento. Collaboro con diverse case editrici, riviste ed associazioni come grafico, fumettista ed illustratore. Ormai da anni insegno arte pubblicitaria e discipline pittoriche nei Licei.
Andrea Cavaletto Attila Schwanz
Cosa vi appassiona nel mondo della ”pop culture” (cinema, tv, musica ecc.) e quali sono le opere o gli artisti che hanno segnato di più la vostra crescita?
Andrea – Ho una fascinazione per l’horror declinato in tutte le sue forme, fin da quando ero bambino. Ora che sono adulto mi sono un po’ ammorbidito e sto uscendo dalla mia oscura comfort zone, ma la cultura dell’orrore è sempre nel mio cuore. Adoro il metal. Tra i miei ispiratori nel cinema, fumetto e letteratura, mi piace ricordare Takashi Miike, Clive Barker, Tim Vigil, Grant Morrison.
Attila – Sono una persona votata, ma soprattutto condannata all’arte. Amo andare alle mostre e al cinema e leggo di tutto e di più. Sono sempre stato attratto dal macabro, dall’orrido e dal malvagio. Più corna, denti e zampe ha e più mi piace. Sono innamorato perso dei giochi e dei modelli Games Workshop, anche perché mi permettono di litigare ed insultarmi con gli amici. Altrimenti ripiego sui Lego e i videogiochi (Super Mario e Pokémon in primis). Ascolto di tutto, ma principalmente sono un appassionato di musica elettronica e colonne sonore. Sono svariati gli artisti che amo e studio. Diciamo che quelli che mi fanno sbrodolare principalmente sono: H.R. Giger, Sergio Toppi, Gustav Klimt, Dave Mckean, Caravaggio, Gregory Hergert, Joel-Peter Witkin, Vangelis, Klaus Schulze, Hans Zimmer, J.R.R. Tolkien, Alan Moore, Neil Gaiman, Philip Dick, William Shakespeare, Alejandro Jodorowsky e tanti altri…
Come vi siete conosciuti e qual è la scintilla che si è accesa e che vi ha spinti a lavorare insieme?
Andrea – Quando ho visto il poster che ha realizzato Attila Schwanz per il Tohorror Film Festival mi sono detto che dovevo collaborare con lui. Il resto è storia, anzi, Fato!
Attila – Andrea Cavaletto va in giro dicendo che ha conosciuto il mio lavoro grazie al manifesto che ho realizzato per il ToHorror Film Fest del 2019 e al fatto (o al Fato?) che Luca Blengino c’abbia in seguito presentati. Ma la verità è che ho pugnalato Andrea per rubargli il portafogli, poi dopo aver fatto la pace con lui abbiamo deciso di collaborare insieme. Ho ancora il suo portafoglio, ma ho già speso tutti i soldi che c’erano dentro.
Parliamo ora di Symposium Club, devo ammettere che la prima volta che ho aperto il fumetto mi ha pervaso una sensazione simile ad un pugno sulle gengive pieno di odio. Qual è il primo impatto che volevate trasmettere al lettore?
Andrea – Un pugno sulle gengive pieno di odio! A parte gli scherzi, con Symposium Club volevo raccontare i miti greci in chiave horror pulp moderna, veicolando il tema per puntare i riflettori sulla globalizzazione, un mostro che temo particolarmente.
Attila – Beh… Se questo è l’effetto che provoca allora vuol dire che il lavoro funziona!
Rinnovo i miei complimenti per l’opera, un fumetto estremamente grafico e allo stesso tempo profondo. Ho notato diversi livelli di lettura, da quello più superficiale dove il caos ti salta addosso ad ogni pagina, a quello più metaforico denso di un’estremizzazione della società moderna. Parlateci del messaggio che il fumetto vuole dare al lettore attraverso questo dualismo.
Attila – L’opera è una rivisitazione dei miti greci in stile splatterpunk. Essa narra dei due (falsi) eroi Tom e Dom e della la loro ricerca continua del piacere (che nasconde ben altro) e del senso ineluttabilmente tragico di destino, tipico della tradizione greca, che incombe su di essi. Tutti i personaggi assumono un ruolo ben preciso, che nel bene o nel male sono obbligati a mantenere per il compimento di qualcosa di più grande. Ciò che nei miti greci è chiamato Fato qui assume la forma della Globalizzazione.
Un grande saluto e ci vediamo al Games Academy Aosta sabato 23 Gennaio per la sessione di sketch e firmacopie!
Andrea e Attila – Grazie mille per l’intervista e l’interesse!