Titolo originale: うる星やつら2 ビューティフル・ドリーマー
Scritto e diretto da Mamoru Oshii
Direzione Artistica: Shichirô Kobayashi
Character Design: Atsuko Nakajima
Musiche: Katsu Hoshi
Produzione: Kitty Films e Studio Pierrot
Durata: 97 minuti
Lingua: Italiano e Giapponese sottotitolato
Editore: Anime Factory / Yamato Video
Formato e prezzo: DVD (€16,99), Blu-Ray (€19,99)
Uscito in Giappone nel 1984, Beautiful Dreamer, secondo lungometraggio dedicato alla serie tv Urusei Yatsura (Lamù, la Ragazza dello Spazio) tratta dal manga omonimo di Rumiko Takahashi, ha rappresentato un importante momento di rottura nel mondo dell’animazione.
Mamoru Oshii (Ghost in the Shell, Patlabor, Kerberos Saga), già sceneggiatore e regista generale della serie (oggi diremmo showrunner), con più di 100 episodi al suo attivo e reduce dalla regia del primo film (Only You, del 1983), scrive e dirige in 6 mesi un nuovo lungometraggio che rispecchi maggiormente la sua idea di cinema, attingendo quindi per la sceneggiatura e le ambientazioni alla sua esperienza, ai suoi ricordi e soprattutto alle sue fantasie.
Il film racconta della preparazione del festival scolastico del Liceo Tomobiki, un’ultima giornata di lavoro prima dell’inaugurazione. Un’ultima giornata che però si ripete da chissà quanto tempo, sebbene gli studenti sembrino non accorgersi del circolo infinito in cui sono intrappolati.
Gli adulti, invece, cominciano ad avvertire il peso della stanchezza e a notare le numerose incongruenze che comporta una giornata eterna, sempre uguale e sempre diversa. Il professor Onsen è il primo a farsi delle domande, ma sarà anche il primo a sparire misteriosamente…
Oshii utilizza il cast di Urusei Yatsura per mettere in scena alcuni dei temi a lui più cari e congeniali, come già aveva iniziato a fare nel corso della serie tv in episodi originali non tratti dal manga (E94 – Strana Avventura, E98 – E Poi Non Rimase Nessuno, E107 – Precario Equilibrio e soprattutto E101 – Le Casalinghe): il loop temporale, la dicotomia tra sogno e realtà, il dialogo interiore, il déjà vu
Prendendo spunto dalla trama di un episodio della serie (E42 – L’Incubo di Ataru) ed elaborandola sulla base della favola giapponese di Urashima Taro e del racconto filosofico del mistico cinese Zhuangzi sulla farfalla e il sogno, il regista attinge alla cosmologia hindu e al relativismo di Henri-Bergson per creare una simbologia dell’ineffabilità del tempo, finalizzata allo stupire e a far riflettere lo spettatore.
Con un approccio inedito per un anime “comico”, l’uso di lunghi dialoghi tra i protagonisti e uno studio maniacale e “impossibile” delle geometrie (l’edificio scolastico che in alcune scene ha due piani, in altre tre, in altre ancora quattro e in cui alto e basso ed interno ed esterno si confondono; i vicoli come portali per altri mondi; la città ripresa dall’alto e dall’interno; i riflessi negli specchi e nell’acqua in cui immergersi e sparire per oltrepassare) il regista ci porta a perderci all’interno della narrazione e a porci più domande di quante siano le risposte effettivamente fornite dal film, alternando momenti di intrattenimento e azione ad altri di suspense in cui lo spettatore comincia a dubitare di cose all’apparenza banali (la notte, la pioggia, un telefono che squilla), per portarlo a sviluppare emozioni più complesse, come ansia, curiosità e sollievo, aiutato anche dalla colonna sonora onirica e malinconica di Katsu Hoshi.
Mamoru Oshii e Rumiko Takahashi si sono incontrati solo una manciata di volte nei tre anni in cui il regista si è dedicato alla serie e sembra che l’autrice non abbia apprezzato la piega filosofica che il regista ha impresso alla serie e che con Beautiful Dreamer ha trovato un suo compimento.
È però innegabile che molto dello sviluppo psicologico dei personaggi e delle tematiche più adulte e complesse della serie si debbano più al regista che non alla fumettista, che incorporerà alcune delle sue idee solo successivamente nel manga. È evidente soprattutto nella spiegazione del rapporto tira e molla tra Ataru e Lamù, traducibile nel rifiuto o nell’accettazione della responsabilità e o meglio nel contrasto tra l’adolescenza (l’estate infinita del film) e la crescita verso la maturità.
Se nel manga questo tema viene suggerito solo negli ultimi volumetti e nel lungo capitolo finale, in Beautiful Dreamer costituisce la molla scatenante della chiusura: una Lamù bambina (simbolo della “logica” femminile dell’autrice, che con Urusei Yatsura ha voluto raccontare l’adolescenza) aiuta Ataru a risvegliarsi dal loop infinito, in cambio della promessa di essere responsabile (il voler vedere cosa c’è dopo, l’ostinazione ad andare oltre, ovvero la logica “maschile” del regista che lasciando la serie ne ha indicato anche il limite maggiore)…
Più che una celebrazione della serie, quindi, il film è da considerarsi il canto del cigno e l’addio del regista e dello staff dello Studio Pierrot (L’Incantevole Creamy; Magica, Magica Emy; Orange Road; Tokyo Ghoul) che nei tre anni precedenti avevano lavorato senza sosta alla produzione degli episodi ed al film precedente: abbiamo dato tutto, ma soprattutto abbiamo detto tutto, adesso è il momento di passare ad altro…
O, per dirla come Yuji Moriyama e Masahito Yamashita, i due animatori senior dello studio che appaiono brevemente nel finale: “Quei due hanno ricominciato… non sanno proprio cosa voglia dire crescere o fare progressi”.
E mentre l’orologio del liceo recupera le lancette e riprende a battere le ore, cala il sipario sull’eterna estate dell’adolescenza…
Questa nuovissima edizione di Anime Factory e Yamato Video, che contiene oltre al disco anche due cartoline da collezione, porta finalmente in alta definizione un classico dell’animazione nipponica degli anni ’80, che ha lanciato la carriera di Oshii e che nonostante sia uno spin-off di una serie televisiva, è perfettamente godibile anche da chi non ne abbia dimestichezza.
Il film è presentato in Full-HD 1080p 23,976 fps (solo versione Blu-Ray) nel rapporto cinematografico 1,78:1 (Vista Vision) ridotto a 16:9 anamorfico, così come era uscito in sala, nonostante sia stato girato in formato Standard 4:3 (Academy Ratio) per esigenze di trasmissione televisiva, come da abitudine in quegli anni.
Il disco presenta una traccia audio DTS-HD 2.0 in Italiano (doppiaggio curato da DDE Divisione Doppiaggio Edizioni nel 1992 per l’edizione VHS Yamato Video), oltre alla traccia audio originale DTS-HD 2.0 in Giapponese e ad una traccia audio contenente una lunga ma interessantissima conversazione con il regista, che spazia dalla lavorazione del film al significato delle scene più enigmatiche, fino ad alcune considerazioni sul ruolo della regia e della animazione giapponese. Entrambe le tracce in Giapponese sono sottotitolate in Italiano.
Oltre al trailer della riedizione Anime Factory, il disco presenta anche il trailer cinematografico originale e alcune schede sui credits di produzione/doppiaggio.
See you in the funny papers,
Oscar