Puntata n° 7 : Mi ha detto mio cuggino che da bambino una volta è morto
Le morti eccellenti nei comics : molto rumore per nulla?
Superman non è certo stato il primo, ma nessuno prima di lui aveva fatto un tale casino. Non so quanti di coloro che leggono queste righe sono abbastanza attempati per ricordarsene, ma all’epoca bisognava risultare residenti sul pianeta Marte per non essere al corrente della morte dell’Uomo d’Acciaio. Certo, magari solo un’esigua minoranza aveva minimamente idea di chi fosse Doomsday (e qui scatta l’angolo del trivia), ma il cadavere sanguinante di Clark Kent sorretto dall’amata Lois Lane è andato in onda sui telegiornali nazionali.
Un evento del genere rappresentava, o così credevamo, la caduta di una verità data per assodata : i personaggi dei fumetti potevano morire. Certo, già da qualche anno Capitan Marvel giaceva qualche metro sotto terra in compagni di diversi colleghi, ma poco importa. Qui si parla di collettivo, mica paglia. Magari uno a malapena sa leggere, ma quella “S” gialla è qualcosa di universale. Non si trattava solo di fumetti, si trattava di una radicale reinvenzione di un settore dell’immaginario. Ma anche no. Tempo dopo, infatti, Superman è tornato a mostrare al mondo le proprie mutande infilate sopra i pantaloni e, dopo di lui, avanti Savoia! Flash, Lanterna Verde, Batman, Capitan America, nessuno ha resistito alla tentazione di farsi un giretto in un oltretomba che, pare, monta porte girevoli all’ingresso. L’ultimo in ordine di tempo, la notizia è di poche settimane fa, è la Torcia Umana, amatissima testa calda dei Fantastici 4 nonché fratello della Donna Invisibile, sacrificatosi per salvare i suoi nipoti e la Cosa. Parlando in tutta onestà dubito che il buon Johnny Storm resterà morto a lungo, anche se in questo modo rischia di rappresentare l’ennesimo esempio di un marketing che fa leva su svolte epocali a tempo determinato, cambiamenti radicali che entro periodi più o meno lunghi si riassestano sui vecchi equilibri di sempre. C’è da capire, a questo punto, quando la gente smetterà di crederci.
La leva emotiva è chiara : operazioni del genere giocano con l’effetto sorpresa creato dallo stravolgere atmosfere familiari al lettore, spezzando la ripetitività su cui il fumetto supereroistico si fonda pur garantendo implicitamente che nessun cambiamento sarà mai definitivo. Il gioco, tuttavia, ha cominciato già da tempo a mostrare le sue corde presso un pubblico sempre più smaliziato verso i meccanismi che lo costituiscono come dimostrano le vendite attuali dei comics, una frazione di quelle di quindici anni fa. Non occorre promettere l’apocalisse tutte le volte che si vuol tentare di risollevare il fatturato, altre strade ci sono e, in parte, sono già state percorse.
Penso a Joe Quesada che, per primo, ha dimostrato che si può fare meglio semplicemente facendolo. Da Marvel Knights in poi, colui che si è rivelato uno dei più grandi editor in chief di sempre in casa Marvel ha alzato l’asticella qualitativa a livelli stellari grazie a una politica spregiudicata in termini di libertà creativa lasciata a una rosa di sceneggiatori scelti fra i più bravi sulla piazza. Certo, magari questo modo di fare non fa altrettanto notizia, ma contribuisce a creare un prodotto migliore e consegna a chi viene dopo una forma di espressione ancora in grado di dire la propria. Così magari la piantiamo di far morire la gente a vanvera.
Stefano Dott. Tevini