Puntata n°6 : siate fiere di voi stesse
Le fiere : strumenti di supporto al fumetto o business a sé?
E’ verità scientificamente appurata che l’uomo è un animale sociale. Recenti studi dimostrano che, in questo, il nerd gli è del tutto simile. Ciò era prevedibile dal momento in cui si è capito che, con tutta probabilità, il secondo è una mutazione genetica del primo.
Nel nostro paese, infatti, sebbene i fumetti siano presenti da diversi decenni, una forte passione per essi sta soltanto di recente diventando socialmente accettabile. Fino a non troppi anni fa, infatti, ludoteche e fumetterie erano, e in parte ancora sono, ritrovo di ragazzini per un motivo o per l’altro non troppo inseriti nei gruppi “tradizionali” e che, a volte proprio per questo e a volte come conseguenza, chiudono i loro orizzonti escludendo quasi ogni cosa estranea al proprio interesse principale.
Sembra banale ma di gente così non ne ho conosciuta poca.
Ciò, a mio avviso, ha contribuito significativamente a far attecchire anche da noi il fenomeno delle fiere di settore. Chiunque ne abbia vista una non può fare a meno di notare che, stand a parte, la cosa che balza all’occhio è la presenza di una comunità di persone che si associano in virtù di una passione comune. Cosplay, concerti con le sigle degli anime e tornei sono l’espressione di una grande voglia di associarsi nata dal comune stigma sociale e cresciuta negli anni fino a diventare qualcosa di sentito a un livello più diffuso.
Le strade di Lucca, durante il Comics & Games, sono indubbiamente belle da vedere. Personalmente non sono appassionato di Cosplay ma vedere i personaggi dei fumetti camminarmi accanto mi diverte. Alle fiere si va proprio per questo : per divertirsi. E per fare shopping. Tanto, tanto shopping. Chi ha un minimo di passione per i fumetti rischia, talvolta, di lasciare mezzo stipendio sui banchi che riempiono i palazzetti dove solitamente queste iniziative sono ospitate. Dagli arretrati ricercati agli ultimi gadget, le fiere del fumetto fanno girare un sacco di soldi sia direttamente sia, in casi di happening importanti come il sopra citato Lucca, a livello di indotto in termini di ristorazione e alloggi.
Il giro d’affari non è indifferente porta, volendoci riflettere sopra, a una domanda : le fiere di settore sono davvero un supporto per i fumetti o sono diventate un business fine a se stesso? Mi chiedo questo pensando all’ingresso da pagare. Mi spiego: perché dovrei sborsare dai cinque ai venti euro al giorno per entrare in un posto dove già andrò per fare acquisti e per vedermi la pubblicità? Sì, perché alla fine le conferenze stampa, le presentazioni e le sessioni di autografi altro non sono che mezzi per promuovere prodotti destinati alla vendita. Certo, in qualche sporadico caso ci sono mostre e iniziative culturali, ma non è la regola. Non metto in dubbio che realtà di questo genere abbiano dei costi organizzativi, ma perché scaricarli su utenti che, già per conto loro, vengono a spendere somme non trascurabili? Cosa offre una fiera di settore che non possano già offrire i negozi di fumetti e internet? Davvero non vedo un valore aggiunto tale per cui valga la pena pagare ingressi ogni anno più alti. Io sono dell’avviso che, se gli organizzatori di queste iniziative non troveranno un giustificativo concreto in termini di offerta, assisteremo alla graduale scomparsa delle realtà minori (quelle maggiori manterranno il loro mercato grazie all’effetto evento) a meno che non si riduca, o si perda del tutto, l’abitudine a scaricare parte dei costi sull’utente.
Stefano Dott. Tevini