Bevilacqua abbandona la sua cifra stilistica, il suo viaggiare tra commedia e sentimenti per qualcosa che sta più dalle parti della narrativa di genere. È una storia nata dalla voglia di interpretare in maniera personale alcuni miti classici del racconto per ragazzi, ma in chiave decisamente più adulta. Tutto è giocato sul senso dell’ignoto, sulla suspense, sui colpi di scena e sull’attesa che l’intuizione che abbiamo avuto si riveli vera o falsa. un forte collegamento alla famosa serie Lost sembra scontato, viste le molte assonanze con l’opera di J. J. Abrams.

A metà albo però l’isola inizia a non essere più solo lo sfondo della vicenda ma assume i connotati di un vero e proprio personaggio incombente e minaccioso ed in cui i l’ingresso del “diversivo” serve ad aumentare vertiginosamente il ritmo della narrazione  che lascia letteralmente a bocca aperta stravolgendo in maniera cinica e malata quella che scopriamo essere “l’ispirazione” originale, un grande classico, di questa storia!