Ero piccolo, veramente piccolo piccolo, quando incontrai per la prima volta quello che, col passare degli anni, sarebbe diventato il mio personaggio preferito tra le centinaia appartenenti al mondo Marvel. Nel corso di uno dei tanti pomeriggi degli anni ’90 passati a guardare i cartoni animati in TV (e rigorosamente dopo aver fatto i compiti, ndr), durante un episodio del famosissimo Spider-Man: The Animated Series apparve quello che veniva presentato come la nemesi dell’Uomo Ragno, Venom. Già il nome era bellissimo. Ovviamente non capivo poi bene le cose a quel tempo, quindi per me quello era solo uno dei tanti cattivi che l’Uomo Ragno (per cui facevo il tifo) doveva sconfiggere per salvare le persone a suon di ragnatele e pugni. Però chissà, sarà stato il design del personaggio o il fatto che non indossasse un costume (ma un simbionte) che Venom l’ho amato fin da subito. Forse lo strano rapporto simbiotico tra l’ospite Eddie Brock e il Simbionte hanno avuto un effetto ipnotico sulla mia giovane mente di amante della fantascienza. Fatto sta che sono passati poi degli anni prima di poter incontrare nuovamente il mio beniamino, dato che nei primi anni 2000 per un pre-adolescente era praticamente impossibile trovare fumetti in lingua straniera (ma anche italiana, meno male che ora ci sono i Games Academy-Funside!!) con la semplicità di oggi.
Con un salto arriviamo al 2018: Panini Comics decide di pubblicare la serie Venom, uscita da poco negli Stati Uniti, in concomitanza con l’annuncio e l’imminente uscita del film omonimo con Tom Hardy nei panni del protagonista. Io, felicissimo, capisco che non posso lasciarmi sfuggire la chance di leggere finalmente le avventure di Venom da un punto di inizio. Dopo i primi 17 numeri scritti da Mike Costa e disegnati da Gerardo Sandoval, la serie passa nelle mani del giovane astro nascente Donny Cates (già autore per la Marvel di run su Dr. Strange e Thanos) che ripaga a pieno le aspettative… ed è qui che volevo arrivare!
Dall’universo scaturito dalla mente di Cates è tratta la Miniserie oggetto di questa recensione. Uscita in questi ultimi giorni, King in Black è la miniserie che, come dicevamo, porta avanti il disegno di Cates sull’Universo dei Simbionti. L’autore statunitense ha avuto l’idea di portare le storie di Venom ad un livello cosmico, innalzandole dalla solita faida di quartiere con Spider-Man e affini. Infatti, nel corso dei volumi periodici di Venom, ci è stato rivelato come i Simbionti non sono degli alieni ma sono in realtà delle creazioni di un dio oscuro e primordiale che risponde al nome di Knull. Questa entità esiste ed è sempre esistita, fin da prima della venuta dei Celestiali, entità cosmiche che hanno creato e plasmato la vita. E nella propria opera di creazione, i Celestiali hanno dovuto affrontare l’assenza di vita rappresentata da Knull stesso e dalle creature da lui generate, i simbionti.
In King in Black vedremo infatti Knull che, libero dalla sua prigionia (no spoiler, recuperate ora i volumi cartonati di Venom: il 6 maggio è in uscita VENOM 4 – LA GUERRA DEI REGNI!) è ora diretto verso la Terra per vendicarsi e reclamare qualcosa (o qualcuno?) che gli appartiene. Sulla Terra, ad attenderlo, ci sono i supereroi al gran completo con in testa Capitan America che sta provando ad innalzare una difesa per resistere all’impatto dell’arrivo di Knull e dei suoi malvagi draghi simbionti.
In tutto questo Eddie Brock, ormai votato completamente al bene assieme al suo inseparabile simbionte. Ma, mentre in passato le azioni di Venom erano solo dirette a salvare se stesso, ora c’è di mezzo Dylan, figlio segreto e recentemente scoperto (introdotto sempre da Cates, ed è anche per questo che dovete recuperare le storie di Venom di cui sopra) che in qualche modo sarà collegato alla venuta di Knull. Dylan è figlio della defunta ex-moglie di Eddie e si è anche lui ritrovato a dover affrontare la consapevolezza di essere figlio di uno degli antieroi più famosi al mondo. Il punto è che mentre Eddie pensava che Dylan fosse un comune adolescente, il ragazzo si è rivelato presto essere collegato all’Alveare e al dio Knull stesso.
Inutile dire che anche questa saga ad opera di Cates ha un ritmo narrativo pazzesco, che ti porta letteralmente a divorare le pagine una dopo l’altra, nonostante ci siano vari cambi di scena che interrompono l’azione narrativa. Solo in questo primo albo assistiamo a due diversi colpi di scena che, posizionati uno a metà e uno alla fine, ci fanno capire quanto sia importante per l’autore tenerci col fiato sospeso. I disegni sono opera di Ryan Stegman, che ritroviamo dopo la precedente miniserie sui simbionti Absolute Carnage. Come sempre, Stegman risulta preciso e pulito nelle linee, riempite magistralmente dai colori di Frank Martin e dalle chine di J.P. Mayer.
E ce n’è per tutti i gusti: da buona miniserie, anche King in Black è un crossover coi fiocchi in cui avremo la possibilità di vedere all’opera tanti, davvero tanti supereroi e villain: dai più noti come Cap o Iron-Man a quelli meno noti, fino all’arrivo di personaggi che abbiamo visto raramente all’opera (siete per caso “sentinelle” dello spoiler?).
Inutile dire che, per essere al primo albo di questa attesissima miniserie, le cose potranno solo andare in una direzione: Knull va sconfitto e ricacciato nell’oblio da cui è venuto. E per farlo tutti dovranno mettere a rischio la propria vita. C’è, come spesso accade, in gioco la sopravvivenza della Terra e dell’Universo intero, ma stavolta Eddie Brock non affronterà la lotta sa solo col suo simbionte: al loro fianco ci saranno alleati importanti (e inaspettati) per questa nuova battaglia cosmica che ha come epicentro la Terra.
- Titolo: King in Black 1 (Marvel Miniserie 244)
- Autori: Cates, Stegman, Martin, Mayer
- Editore: Panini Comics
- Genere: supereroi, fantastico, azione, fantascienza
- Pagine: 48, spillato
- Prezzo: €5,00