Rieccoci con la rubrica Katia&Tonia intervistano la gente.
Oggi vi presentiamo un artista che ha fatto dell’umorismo il suo lavoro: Walter Leoni.
Grazie alla sua prima opera, SS tata, Walter ha vinto il premio come Migliore Esordiente al Lucca Comics&Changes 2020.
Leoni, tra una vignetta satirica ed un’altra, ci illustra ed esplica la società attuale.
Lasciamoci trasportare dalle sue parole e conosciamolo meglio!

Parlaci un po’ di te: chi sei e cosa fai?
Mi chiamo Walter Leoni, ho 45 anni e faccio fumetti, illustrazioni, vignette satiriche e umoristiche. Ho una pagina Facebook che si chiama Totally Unnecessary Comics. A giugno di quest’anno è uscito per Edizioni BD il/la mio/a primo/a graphicnovel che si intitola SS TATA.

Principalmente ti occupi di satira: esiste un motivo specifico?
Ho cominciato nel 2003. Un settimanale satirico reclutava nuovi autori nelle scuole di fumetto, io all’epoca frequentavo la Scuola Romana dei Fumetti, mi proposi, mi presero e da allora non ho più smesso. Sono un allegro pessimista e la satira non è propriamente la mia cifra, però ho sempre cercato di farla in modo onesto cercando di condividere i miei dubbi piuttosto che esibire certezze che non ho. Sono parecchio dispersivo e poco disciplinato nel lavoro, quindi sono a mio agio con le vignette e i fumetti brevi, che posso realizzare in tempi rapidi prima che un’idea nuova o un diverso progetto arrivino a sedurmi e a reclamare la mia attenzione.

Come è nata la tua passione per il fumetto?
Ho sempre disegnato e ho sempre amato i fumetti, in modo particolare le strisce umoristiche, ma non avevo mai pensato di farne il mio mestiere. Il fumetto è stato prima un modo di guadagnare qualcosa nell’attesa di un impiego stabile, poi una via di fuga da un impiego stabile e infine il mio impiego instabile. Uno psicanalista potrebbe insinuare che io abbia inconsapevolmente boicottato ogni altra prospettiva lavorativa per poter fare quello che mi piaceva fare senza sentirmi troppo in colpa. Non lo saprò mai perché non vado dallo psicanalista.

Quest’anno niente Lucca per tutti, eppure la manifestazione più importante d’Italia ti ha lasciato un premio importante: SS tata è stato eletto miglior esordiente. Cosa ne pensi di questo importante traguardo? Te lo aspettavi? Raccontaci cosa hai provato.
Sono stato al Lucca Comics&Games solo un paio di volte da turista curioso. Quest’anno avrei finalmente partecipato come autore presentando un libro mio e non averlo potuto fare è stata una grande delusione. Ok, non è stata la peggior sventura di quest’anno, ma comunque dispiace. Non vedevo l’ora di incontrare gli eventuali acquirenti del mio libro, fare dediche, disegnini, confrontarmi con gli altri autori, chiacchierare con gli addetti ai lavori… invece sono stato a casa a misurarmi la temperatura ogni venti minuti. Decisamente non è andata come avevo immaginato.
Del premio sono stato felicissimo. Vincere a 45 anni un riconoscimento come Miglior Esordiente suona un po’ buffo, però la soddisfazione è stata grande.
Il 2020 è stato un anno orribile per tutti, ma grazie a questo premio potrò ricordarlo anche per qualcosa di bello.

E adesso parlaci proprio di SS tata: come è nata la tua opera?
Stefano Bonfanti di Dentiblù insisteva da tempo per convincermi a disegnare un fumetto, ma io avevo sempre glissato. Mi spaventava l’idea di dedicarmi per un anno consecutivo a un singolo progetto. Poi lui vide due mie tavole che raccontavano di un ex scienziato nazista impegnato a clonare Hitler al quale viene affidata la nipotina nera e si chiudevano con la gag: segui le avventure di SS Tata. Tutto qui. Lui mi convinse che potevo tirarne fuori una graphic novel. Inizialmente ero scettico, poi invece la storia è venuta da sé, miracolosamente.

Il popolo del web ti è molto affezionato e le tue gag hanno riscosso e riscuotono grosso successo: sono improvvisate o studiate a tavolino?
Le gag nascono in un attimo, ma poi realizzarle è sempre una lotta. Mi piacciono i tratti sporchi, i segni nervosi, le imperfezioni… eppure correggo e ricorreggo, ripenso e ripulisco i miei disegni fino ad ottenere un tratto quasi asettico. Questo perché non mi riesce di lasciarmi andare a un disegno istintivo, non mi reggono i nervi. Devo fare “i righi dritti” sennò la notte non dormo. Un disegno è finito solo quando io sono sfinito. La satira ha tempi di progettazione e realizzazione inevitabilmente veloci. Mi fa soffrire perché non mi da il tempo di curare tutto nei minimi particolari, ma mi fa bene perché mi educa a calci nel sedere a non farmi paralizzare dalle insicurezze.

Un pregio e un difetto dell’essere fumettista.
Un pregio è che puoi lavorare a casa, nel tuo mondo, facendo quello che ami circondato da quello che ti piace. Però c’è il rischio che quel “tuo mondo” ti piaccia a tal punto da saziarti e che alla fine il tuo lavoro, in un certo senso, ti basti. E alla lunga ti accorgi che, invece di lavorare a casa, stai vivendo sul posto di lavoro.
In chiusura: progetti per il futuro?
Sopravvivere alla pandemia e anche a tutto il resto. Poi ricomincerò a progettare con serenità il mio futuro lavorativo. E poi ci sono un sacco di posti dove vorrei non andare perché non mi va e non perché non posso.
Ti ringraziamo per l’intervista che ci hai concesso e per la tua immensa disponibilità ma soprattutto per lo splendido disegno!
Katia e Tonia
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