“Il suicidio non coinvolge solo chi lo commette. Inconsapevoli di ciò, i protagonisti di queste storie decidono di rinunciare alla propria vita, ignorando che il Karma è li in agguato pronto a metterli alla prova e a costringerli ad aiutare le persone condannate all’infelicità in seguito al loro gesto estremo“.
Bentrovati Amici e Amiche di Games Academy Funside, oggi affronteremo un viaggio nella vita di due ragazzi e nelle loro travagliate vicende, con Karma of Purgatory! Il manga vede alla regia Shun Hirose, affiancato nei disegni da Negi Haruba (The Quintessential Quintuplets).

Benvenuti al Purgatorio!
Makoto Nanase e Tamako Harukawa sono vittime di differenti forme di bullismo e prevaricazione. Makoto è tormentato al liceo dai suoi compagni e compagne, mentre Tamako è messa in secondo piano dalla sorella gemella (fisicamente più attraente) e ignorata dalla madre nei suoi tentativi di realizzarsi. L’ambiente di estrema tensione e pressione in cui vivono quotidianamente li porterà a tentare il suicidio, nella loro testa l’unico gesto possibile per liberarsi da una vita in cui non c’è, o non si vede, possibilità di miglioramento.
Nonostante il loro tentativo di rinunciare ad una vita che non vogliono e non possono sopportare, Makoto e Tamako scopriranno che non sarà cosi facile andare all’altro mondo…
Hirose, nella sua analisi del suicidio come evento sociale, crea un suo personalissimo Purgatorio, avente come guida una ragazza affascinante, ma al tempo stesso inquietante: sarà la guida dei nostri protagonisti nel loro percorso di “redenzione”.
Quando il Karma ci mette… la ragazza!
Il suicidio è quindi una colpa? La vita è un bene che deve essere vissuto fino in fondo? Esistono o non esistono motivazioni valide per giustificare un tale atto? Ebbene, come scopriranno i protagonisti, non c’è una risposta giusta o sbagliata. Di sicuro il proprio suicidio avrà delle ripercussioni sulle persone vicino a noi (anche se pensiamo di non averne).
Per cui la punizione è semplice: hai scelto di suicidarti? Dovrai rimediare al dolore che hai causato. Pena dover rivivere continuamente le ore immediatamente successive al tuo gesto, oppure essere tormentato dalle anime delle persone legate a te.
Ovviamente Hirose utilizza questo “simpatico” contrappasso per suscitare nei protagonisti (e nel lettore), la spinta propulsiva verso la vita. Ci sono persone per cui noi siamo importanti, anche se non ce ne accorgiamo. Aiutandole, vediamo quanto abbiamo perso e, a questo punto, quante cose vorremmo vivere. Quindi se dovesse esserci anche per noi una seconda possibilità di tornare in vita, perché non coglierla al volo?
Non è tutto rose e Purgatorio.
Sebbene le storie di Hirose paiano concludersi bene e dare una svolta positiva al dilemma (il suicidio è un atto giusto?), il percorso dei protagonisti per arrivare ad una soluzione non è altrettanto facile. Innanzitutto dovranno capire e comprendere le motivazioni delle persone al loro fianco. Che sia per rendere la loro vita più felice, o per aiutarle con il loro ultimo desiderio, Nanase e Tamako dovranno fare uno sforzo mai fatto prima: guardare oltre la propria persona.
Proprio cosi; come il loro gesto è frutto di una costante pressione su di loro, cosi la loro vita gli impediva di guardare oltre. L’ansia dei maltrattamenti e dei soprusi non gli permetteva di cogliere il mondo attorno a loro. Se lo avessero fatto, forse, si sarebbero resi conto di non essere soli e di poter contare su altri. Si sarebbero forse resi conto che il suicidio non era l’unica via di fuga, anzi!
Tutto questo verrà a galla proprio mentre Makoto e Tamako rimediamo alle conseguenze del loro gesto. Scopriranno un mondo che li circonda che non pensavano esistesse e, al tempo stesso, proveranno quanto la vita possa essere dura, non solo quando si è la vittima ma anche quando si passa dall’altra parte. Dopotutto, chi meglio di chi ha sofferto può comprendere il dolore altrui?
In conclusione, ci suicidiamo o no?
Ritornando alla domanda iniziale: il suicidio è giusto?
Ebbene, se avrete letto tutta la storia, beh… saprete già la risposta, o almeno ciò che Hirose ne pensa a riguardo. Chi si suicida, lo fa perché non vede vie di fuga dalla sua situazione, ritenuta oramai irrecuperabile. Poter permettere a queste persone di comprendere il loro gesto e porre rimedio alle conseguenze più nefaste (e impreviste), gli permette di osservare il mondo sotto un’altra lente. Tuttavia anche il comportamento nel Purgatorio ha il suo valore e non è detto che i suicidi a cui venga data la possibilità di redimersi, riescano (o vogliano riuscire) nell’impresa.
La tenerezza prestata al suicidio.
Ovviamente non potevamo non dedicare almeno due righe (o forse cinque? vediamo se capite il rimando) all’autore dei disegni di Karma of Purgatory. Si tratta di Negi Haruba, da tempo salito alla ribalta per The Quintessential Quintuplets. Chi ha letto la serie delle gemelle Nakano, troverà sicuramente famigliare il tratto del disegno di Karma of Purgatory (e le sue apparizioni femminili). Sono anche sicuro che Haruba ne abbia approfittato per inserire nella storia un personaggio secondario di The Quintessential Quintuplets (vediamo se siete in grado di trovarlo, vi sfido!).
Se “Karma of Purgatory” fosse un manga che scalda il cuore…
Per cui, Amici e Amiche di Games Academy Funside, se volete leggere un manga ben scritto, ben disegnato e con una storia convincente, allora Karma of Purgatory fa per voi. Se state pensando al suicidio dopo aver letto questa recensione allora prendetelo e leggetelo (al peggio potrete venire a tormentarmi come spiriti, vi capirò). Ah e non perdetevi il retro delle sovraccoperte, merita davvero tanto!
Io nel frattempo vi saluto e vi auguro buona lettura, dandovi appuntamento alla prossima recensione (che siate vivi o morti)!
Andrea
- Titolo originale: Rengoku no Karma (煉獄のカルマ)
- Autori: Shun Hirose (storia), Negi Haruba (disegni)
- Genere: Shōnen, Drammatico, Psicologico, Sentimentale, Soprannaturale, Scolastico
- Editore: J-Pop
- Volumi: 5, completa
- Prezzo: €29,50 (Cofanetto) / €5,90 cad.