Non ha bisogno di presentazioni. È il fumetto più discusso degli ultimi tempi, dopo i rumorosi commenti che hanno accompagnato la sua uscita. Stiamo naturalmente parlando di “Quando c’era lui”, opera satirica creata dalla coppia formata da Stefano Antonucci e Daniele Fabbri, disponibile in tutti i Games Academy in versione standard o con una cover variant disegnata da Giulio Rincione.
La trama, sfruttando un espediente di Frankestainiana memoria, prende il via da una premessa piuttosto spiazzante, cioè il tentativo da parte di uno sgangherato duo d’attivisti politici, stanchi dei personaggi che occupano la scena politica odierna, di riportare in vita il duce. Inutile dire che non tutto andrà come pianificato.
Al di là della narrazione piuttosto lineare, ogni vignetta ha il poco velato scopo di canzonare le idee e i comportamenti alla base del movimento fascista. E, al contrario di altre pubblicazioni con intenti di denuncia, il tema satirico contribuisce a rendere il fumetto decisamente più tagliente, grazie ad una serie di estremizzazioni tanto dissacranti quanto ben pensate.
Occorre precisare che, seppur non ci si trovi davanti ad un intreccio particolarmente brillante ed elaborato, il tutto scorre bene, suscitando sensazioni a metà tra l’ilarità e lo sconcerto. D’altra parte, come dice Fabbri: “Fare fumetti satirici in maniera adulta significa usare un linguaggio giocoso per dire cose spietate”.
Il disegno non è sicuramente accuratissimo, ma lo stile deformed, divertente e piuttosto ben eseguito, beneficia del tratto frizzante e della colorazione decisa. In estrema sintesi, si può dire che la grafica si adatti perfettamente allo spirito della narrazione, enfatizzandone, se possibile, il messaggio dissacrante e sovversivo.
Volendo tirare le fila della recensione, si può concludere che, pur non essendo un capolavoro, “Quando c’era lui” rimane sicuramente una lettura piacevole, non tanto leggera quanto ci si potrebbe aspettare ad una prima occhiata e foriero di un messaggio forte. Viene facile consigliarlo a chiunque ami opere che fanno del sarcasmo il loro leitmotiv, nonostante questo sia, a tratti, tanto estremo da apparire leggermente grossolano. Tuttavia, se chi non è avvezzo al genere riuscirà a leggere quest’opera senza preconcetti, potrebbe stupirsene piacevolmente.