Ertai si svegliò, scoprì che Belbe se ne era andata. Al suo posto si levava in piedi il futuro evincaro di Rath. Crovax derise Ertai per quello che credeva soltanto un tentativo di guadagnare il favore di Belbe. Belbe ritornò, ordinando a Crovax di adempire i suoi doveri nella Fortezza. Poi Belbe ammise ad Ertai che in effetti la cosa che temeva di più non era l’Occhio di Yawgmoth, ma la gioia che provava causando dolori e sofferenze al malvagio Crovax.Successivamente Greven decise di mostrare Eladamri e coloro che lo avevano catturato a Belbe. Eladamri si immaginava che questa Belbe fosse un mostro proveniente dalla lontana Phyrexia. Tuttavia, una volta che Eladamri pose gli occhi su lei, immediatamente realizzò l’orribile verità: Belbe era Avila, sua figlia, che credeva morta da lungo tempo.
Evidentemente, il corpo di Avila non era morto, ma era stato portato a Phyrexia, era stato corrotto ed era stato nuovamente trasportato a Rath per servire come emissario. Soltanto i terribili signori di Phyrexia potevano concepire un piano così orribile, affidando la condanna di Eladamri alla sua stessa figlia. Eladamri immediatamente colpì con forza Belbe prima di essere sconfitto dalle difese della Fortezza. Belbe fu incuriosita dalla rabbia di Eladamri, non ricordandosi più del tutto la sua vita passata. Greven scortò Eladamri alla torretta della prigione, separandolo dai suoi leali ribelli.
Le torture di Greven furono orribili. Sembrava che il luogotenente di Rath provasse un immenso piacere a torturare il suo più vecchio nemico. Tuttavia Eladamri non fornì alcuna informazione sui programmi dei ribelli, nonostante il suo terribile tormento. Quando la pazienza di Greven stava per finire, entrò in scena un personaggio già noto a Eladamri. Furah, apparentemente vivo, comandò a Greven di fermare le sue torture. Con sorpresa di Eladamri, Greven immediatamente obbedì agli ordini del Kor. Prima che Furah potesse esaminare Eladamri, arrivò alla torretta la notizia di un’incursione che aveva danneggiato la Predatrice. Le forze di Eladamri erano state scoperte. Furah e Greven lasciarono la torre, dando il tempo ad Eladamri di riprendersi.
Eladamri riuscì a fuggire dalla sua cella e immediatamente cominciò a cercare possibili alleati nelle celle vicine. Trovò in Takara en-Dal, figlia di Starke, l’alleata che cercava. La mente di Takara era stata deformata dopo anni di torture per mano di Greven, ma accettò di aiutare l’elfo, anche solo per sfuggire alla noia della sua prigionia. Prima che i due lasciassero la torretta arrivarono alcuni dei soldati fedeli al Signore delle Foglie e gli dissero che nella Fortezza era in corso una battaglia. Alcuni dei falsi soldati erano quasi riusciti a distruggere la Predatrice, ma ora avevano difficoltà a fuggire dalle guardie di Greven nei condotti di mutaroccia nei sotterranei della Fortezza.
Takara condusse Eladamri e le sue forze nella Stanza delle Mappe, un posto che serviva da rifugio provvisorio dai soldati di Greven. Là, Takara visualizzò un’immagine olografica di Rath che lasciò Eladamri ed i suoi nello stupore. Takara inoltre disse a Eladamri quel poco che conosceva dei piani di Volrath. L’unico scopo di Rath era di sovrapporsi a Dominaria, un mondo che agli occhi di Eladamri sembrava paradisiaco. L’Oracolo si stava certamente riferendo a Dominaria quando parlava del mondo che doveva unire. Improvvisamente parecchi degli alleati di Eladamri irruppero nella stanza. Guidati da Lin Sivvi, questi ribelli erano riusciti a sfuggire alle forze di Greven ed erano pronti a fuggire.
Poche ore prima, ormai certo della vittoria, Crovax aveva intrappolato Ertai in un’elaborata trappola mortale. Ertai era imprigionato in un gigantesco blocco di mutaroccia vicino al più basso degli scarichi della Predatrice. Lì la vicinanza del fascio di plasma che trasformava la lava del nucleo di Rath in mutaroccia avrebbe sciolto lentamente il blocchetto, uccidendo Ertai. Eppure, il mago di Tolaria non aveva ancora finito le sue risorse magiche. Ertai generò una piccola sfera di mana in grado di ipnotizzare Belbe per costringerla a venirlo a salvare.